Kitchadi: Ricetta Detox
Il kichari o kitchadi è un piatto della cucina ayurvedica molto nutriente a base di fagioli mung e riso integrale che aiuta l’organismo a ristabilire l’equilibrio e supporta il processo di eliminazione delle tossine. Mangiato a colazione, pranzo e cena per almeno un giorno intero, permette una digestione veloce lasciando all’organismo più energie per i processi di autoguarigione.
Perché mangiare il kitchadi?
Il kitchadi è quello che ti serve se non ti convincono le diete a base di centrifugati, se pensi di non sopravvivere senza lo spuntino di metà mattina o se l’idea di fare un digiuno detox ti procura l’espressione di un gatto illuminato dai fari di una macchina in autostrada.
Per quello che mi ricordo non sono mai riuscita a seguire una dieta per più di 4 giorni. I miei tentativi di fare giornate purificanti senza cibo sono falliti tutti intorno a mezzogiorno. Quello che si è avvicinato di più ad un digiuno è stato un errore di valutazione su quante barrette energetiche portare durante un’escursione di due giorni in Val Grande.
Quando ho cominciato a sentire parlare del detox a base di kitchadi ho capito che era quello che faceva per me, per ripartire dopo un periodo di bagordi o per prepararsi al cambio di stagione.
Che cos’è il kichadi
Il kitchadi è uno stufato di riso e fagioli mung che viene preparato con un mix di spezie e verdure di stagione. Il riso e il fagioli vengono messi in ammollo la notte prima della preparazione per migliorarne la digeribilità. Esistono diverse varianti che riguardano l’aggiunta o meno di alcune spezie o del gee (burro chiarificato).
Più sotto trovi la mia versione del kitchadi.
Perché il kitchadi fa bene?
Il kitchadi fa bene perché è nutriente e facile da digerire. Non sovraccaricando il corpo con proteine animali, cibi conservati o grassi saturi, il sistema equilibrato con cui funziona il nostro corpo si può concentrare su quelle cose che di solito rimangono in fondo alla to do list, tipo eliminare le tossine o avviare processi di guarigione. Quelle robette li.
Inoltre il kitchadi fa bene perché contiene tutti i nutrienti che ti servono in un pasto in una forma facilmente assimilabile: ci sono le fibre e i carboidrati del riso integrale insieme a tutte le proteine vegetali e gli amminoacidi essenziali dei fagioli mung. Con la curcuma e lo zenzero hai l’effetto anti infiammatorio. In più è pure buono.
Come si fa il detox con il kitchadi?
La risposta è: dipende.
Dipende da quanto tempo hai a disposizione, da quanta voglia hai di farlo e anche da quanto ti piace questo piatto.
Per sentire il beneficio detox del kitchadi, è consigliato sceglierlo come pasto a pranzo e cena (e in teoria anche a colazione) per almeno 2/3 giorni. Tra un pasto e l’altro è preferibile fare spuntini con verdure crude e bevendo molta acqua e tisane non zuccherate.
Ad ogni pasto puoi mangiare quanto kitchadi vuoi. É pratico perché si presta per essere portato al lavoro e addirittura congelato e consumato quando ti serve. Oggettivamente è il detox più fattibile che esista.
Io ti consiglio di provare per un giorno con questa tabella di marcia che ti scrivo qui. Vedi come va dopo 24 ore e se ti piace continua.
Prima di iniziare
Se hai appena finito i residui delle ultime uova di Pasqua o infili aperitivi uno dietro l’altro da un mese, comincia a staccare la spina un paio di giorni prima di iniziare con il kitchadi.
Inizia gradualmente a diminuire gli zuccheri, cibi raffinati, alcol, caffè e tutte quelle cose da cui vorresti prenderti una pausa (magari anche lo stress del lavoro).
Io ti consiglio di farlo durante il week end, quando hai più tempo a disposizione per cucinare con calma e fare qualcosa che ti faccia staccare la testa (aria aperta, parrucchiere, corsetta, giro con il cane).
Il giorno prima del kitchadi-day metti in ammollo il riso e i fagioli mung e lasciali riposare una notte.
Colazione:
Alzati e bevi un bicchiere di acqua a temperatura ambiente + un altro bicchiere di acqua con una spuzzata di limone.
Prepara come da ricetta il kitchadi, lascialo raffreddare e mangialo come colazione. Se ti sembra strano mangiare salato a colazione puoi apparecchiare la tavola e fare finta che sia un brunch milanese.
Funziona.
Pranzo e cena:
Mezz’ora prima di mangiare bevi un bicchiere d’acqua e mangia tutto il kitchadi che ti va.
Tra un pasto e l’altro puoi tappare buchi allo stomaco con carote, sedano, finocchi, rapanelli o altre verdure crude che ti piacciono + tisane non zuccherate.
La cosa migliore sarebbe preparare il kitchadi il giorno stesso in cui lo mangi. Visto che sappiamo tutti e due che non sempre è possibile, vaschette in frigo e mono porzioni in freezer sono sdoganate e ben accette se ti aiutano nell’organizzazione.
Consigli
Non ti forzare! Se pensi che non sia per te mangiare 3 giorni di fila la stessa cosa prova con una sola giornata.
Fai qualcosa per te durante il detox, oltre a prepararti questo menù speciale. Dedicati del tempo, vai a dormire presto, guarda il tuo film preferito.
Bevi, bevi, bevi. Tanta pipì = tante tossine in meno.
Kitchadi: ricetta
Ingredienti per 4 persone
- 4 tazze di riso basmati integrale
- 1 tazza di fagioli mung
- mezzo mazzetto di bietole
- 2 carote
- 1 foglia di alloro
- 3 cucchiaini di curcuma
- 1 cucchiaino di cumino
- 1 pezzetto di zenzero fresco
- 6 semi di cardamomo
- 1 pizzico di cannella
- 1 pizzico di sale
Preparazione:
Metti a bagno per una notte i fagioli secchi. Sciacquali sotto l’acqua insieme al riso. Trasferisci il tutto in una casseruola. Pulisci e taglia le carote a rondelle e le bietole a pezzi. Aggiungile al riso e ai fagioli insieme a tutte le spezie e al sale. Aggiungi lo zenzero gratuggiato e copri con acqua fino a raggiungere il doppio del volume del preparato (devi coprirlo di acqua x2 volte).
Fai cuocere a fuoco basse per circa 40 minuti. Se necessario aggiungi altra acqua.
Puoi scegliere di finire la cottura quando il kitchadi ha una consistenza brodoso o più risottata. Dipende dal tuo gusto personale.
NB. Ci tengo a ricordarti che tutto quello che leggi in questo articolo o su questo blog non sostituisce il consiglio di un medico o di un nutrizionista. È frutto della mia esperienza personale e assume valore in quanto tale.